10 Cose che (forse) non sapevate di Amazon e del suo fondatore

Alzi la mano chi non ha mai fatto acquisti sul sito Amazon.com

Come immaginavo, tutti con le braccia distese lungo i fianchi. Ammettiamolo, andare sul sito di Amazon è peggio che entrare in un negozio di caramelle: non ne puoi uscire a mani vuote. Che si sia trattato di una cover per il cellulare, di un libro (o un e-book), di un regalo di Natale o un capo di abbigliamento, tutto è comunque passato dal carrello dell’e-commerce più famoso al mondo. Ma sapete com’è iniziata la storia di questo colosso della vendita online, nel lontano 1995? Ce la racconta Brad Stone nel libro Vendere tutto. Jeff Bezos e l’era di Amazon: l’autore, senior writer di Bloomberg Businessweek, da oltre 15 anni segue Amazon e le sue tecnologie per testate come Newsweek e New York Times.

forbesStone ci racconta prima di tutto chi è Jeff Bezos, ripercorrendo gli anni dell’infanzia (un padre biologico che lo ha abbandonato da piccolo e che non sapeva, fino a qualche anno fa, di essere parente con l’11esimo uomo più ricco degli Stati Uniti), l’adolescenza e gli insegnamenti del corso di studi per bambini intellettualmente dotati di River Oaks, la passione per i libri, la risata quasi isterica, le scenate ai dipendenti e la tenacia nel perseguire i suoi sogni e i suoi obiettivi.

Quella startup nata in un garage a Seattle, conta oggi 88.400 dipendenti, è passata dall’essere un everything store a una vera e propria everything company e ha maturato un fatturato da 61 miliardi di dollari (le cifre si riferiscono al 2012). Sotto i dati reali, però, ci sono un sacco di curiosità sconosciute ai più. Ecco quelle che mi hanno colpito.

1) In origine doveva chiamarsi Cadabra Inc. Bezos, però, non convinto da questa parola che molti confondevano con “cadaver”, sfogliò il dizionario ed ebbe una rivelazione alla lettera A, vedendo la parola Amazon. «Il Rio delle Amazzoni, il fiume più lungo della Terra; la libreria più grande della Terra». […] Bezos registrò il dominio e comunicò ai collaboratori: «Non è solo il fiume più lungo del mondo, ma il secondo in classica è staccato di parecchio. Il Rio delle Amazzoni straccia tutti i concorrenti».
Oggi il termine è entrato nel lessico del business: «To be Amazoned» significa «restare a guardare impotenti mentre una startup di Seattle sottrae clienti e profitti al tuo business “brick and mortar” di negozi tradizionali».

(In realtà tra Cadabra e Amazon era comparso anche Relentless (“implacabile”), che piaceva molto a Bezos e alla moglie, tanto da fargli comunque acquistare il dominio relentless.com nel lontano 1994, che tuttora è di sua proprietà e reindirizza su Amazon.com).

2) La scelta dei nomi da dare alle proprie creazioni è sempre stata un cruccio, per Bezos. Mentre Steve Jobs aveva risolto il problema apponendo quale marchio identificativo quella “i” iniziale, il creatore di Amazon voleva usare parole che restassero bene impresse nella mente dei clienti e che avessero anche un significato profondo. Per il suo primo e-reader inizialmente scelse Fiona, ma poi cambio in corsa prima del lancio nel novembre 2007, optando per un più profetico Kindle (letteralmente “appiccare il fuoco”, ma anche “suscitare” un’emozione).

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3) Nei magazzini Amazon – chiamati FC, Fullfillment Center – sparsi in tutto il mondo, i prodotti sono disposti in ordine, ma sembrano buttati a caso sugli scaffali. «Le action figure di Guerre Stellari sono accanto ai sacchi a pelo, le patatine stanno a fianco dei videogiochi per Xbox. […] Amazon affianca in magazzino prodotti diversi per ridurre la possibilità che i dipendenti selezionino quello sbagliato, sebbene ogni prodotto, scaffale, elevatore, carrello e badge sia dotato di codice a barre, e algoritmi invisibili calcolano i percorsi più efficienti per muoversi nella struttura». In effetti l’idea è geniale: se il dipendente deve recuperare una t-shirt e questa si trova in una banalissima sezione abbigliamento, assieme ad altre t-shirt, pur prestando la massima attenzione ai codici potrebbe sbagliare taglia o colore, se invece quella t-shirt si trova tra un libro e una televisione… Be’, errare humanum est. Ma sicuramente è più difficile.

4) Nel suo discorso da valedictorian al liceo, Bezos descrisse il suo sogno di «salvare l’umanità fondando colonie umane permanenti su stazioni spaziali orbitanti e trasformando il pianeta in una gigantesca riserva naturale. Non erano idee campate in aria, erano obiettivi personali». Il motivo per cui, fin da giovanissimo, voleva guadagnare così tanti soldi era che voleva andare nello spazio interstellare. E in qualche modo ci sta davvero lavorando. Possiede un ranch da 117.000 ettari in Texas dove ha sede Blue Origin, la struttura di ricerca spaziale con l’obiettivo di «limitare le spese e aumentare la sicurezza della tecnologia capace di portare gli umani nello spazio».

5) Il libro preferito di Jeff Bezos è Quel che resta del giorno di Kazuo Ishinguro.

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6) «Molte cose devono ancora essere inventate. Molte cose devono ancora succedere. La gente non ha idea dell’impatto che avrà internet, e per tanti versi siamo ancora all’inizio». Bezos ci ha visto chiaro fin da subito e per questo ha fondato anche Amazon Web Services (AWS), una piattaforma di cloud computing che vende infrastrutture informatiche di base come lo spazio di archiviazione, i database e la potenza di calcolo. «Startup come Pinterest e Instagram noleggiano spazio e cicli sui computer di Amazon e gestiscono le proprie attività attraverso internet come se i potentissimi server che usano si trovassero fisicamente nei loro uffici. Anche le grandi aziende usano AWS: Netflix per esempio lo utilizza per trasmettere i film in streaming per i suoi clienti».

7) La prima sede di Amazon venne aperta a Seattle, nell’ex garage di Bezos, «uno spazio chiuso senza isolamento termico e con una grossa stufa rotonda al centro». Le prime scrivanie erano fatte con delle porte di legno chiaro comperate per soli 60 dollari in un negozio lì vicino: un atto che rimarrà nella storia e diventerà una leggenda per Amazon.

8) Nel 2013 Bezos ha rilevato l’azienda in crisi che gestisce il quotidiano Washington Post per 250 milioni di dollari.

9) «Nelle riunioni non si usano mai presentazioni in Power Point: i dipendenti devono esprimere i concetti per iscritto in un massimo di sei pagine, perché Bezos è convinto che questa attività stimoli il pensiero critico. […] All’inizio di ogni riunione tutti leggono in silenzio il documento, e poi inizia la discussione».

10) Il prossimo passo di Amazon potrebbe essere quello di non acquistare più i prodotti dai fabbricanti ma di produrli direttamente in casa. «L’evoluzione della tecnologia di stampa in 3D, in cui macchine grandi come forni a microonde impiegano materiali plastici per creare oggetti basati su modelli digitali, è proprio il genere di innovazione dirompente che affascina Bezos e potrebbe permettergli di ridurre i costi delle supply chain. Bezos Expeditions ha investito recentemente in una delle aziende che perseguono questa rivoluzione, la MakerBot di Brooklyn».

Beatrice Borini
www.langolodeilibri.it
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